Il Palazzo
La costruzione del palazzo, nella sua ultima strutturazione, e prima degli
interventi migliorativi degli attuali proprietari, risale al 1° ventennio
del secolo scorso.
Sul sito erano già presenti dei fabbricati adibiti a magazzini (dammusi) risalenti con tutta probabilità al 1600, e scampati alla distruzione del
terremoto del 1693 che lasciò ben poco dell'antica ibla.
Si racconta che il palazzo sia nato per volontà di un ricco e nobile ibleo
come atto d'amore nei confronti della sua bella amante, che ne fu la prima
ospite.
In tal senso rappresenta probabilmente un rifugio per i due amanti e un
luogo di convegni amorosi al riparo di pettegolezzi e occhi indiscreti. In seguito, nella seconda metà degli anni trenta, dopo aver cambiato proprietario,
diventò caserma dei carabinieri dell'intendenza di ibla e abitazione dei
vari marescialli che nel tempo si sono succeduti.
Il Palazzo probabilmente è stato nel suo piccolo anche testimone di eventi
che hanno segnato il dopoguerra Italiano. Sembra infatti, e lo confermano notevoli indizi rilevati durante i lavori
di ristrutturazione, che fu luogo di un breve ma intenso conflitto a fuoco
tra i carabinieri e alcuni soldati dell'esercito alleato.
Si racconta che questi ultimi a bordo di una camionetta, percorressero in
avanscoperta la prospiciente statale 115.
Alla loro vista i carabinieri aprivano il fuoco sui militari che prontamente ed efficacemente risposero scoraggiando qualunque altra iniziativa. Sempre nell'allora caserma di ibla, furono condotti per i primi interrogatori
ed accertamenti, i giovani arrestati a ibla durante i moti del "non si parte"
in cui la maggior parte dei militari che erano con fatica e a costo di inenarrabili
sofferenze ritornati a casa dopo l'armistizio dell'8 settembre, si rifiutarono
di rispondere alla chiamata del governo Badoglio per la lotta al nazifascismo.
L'episodio che fu erroneamente, per quanto riguarda la città di Ragusa,
giudicato come un rigurgito fascista, costituisce invece, come ha mirabilmente descritto la compianta Maria Occhipinti nel suo "Una donna di Ragusa",
un esempio di rifiuto genuino e istintivo della guerra.
Negli anni ottanta il palazzo cessa di essere sede della caserma dei carabinieri e dopo un periodo di abbandono fu acquistato dagli attuali proprietari