E il colpo di scena era davanti a tutti, il capolavoro di un mastro d'ascia divenuto straordinario architetto: Rosario Gagliardi. Fu lui a disegnare, con la pianta leggermente di scorcio rispetto alla piazza, e a realizzare il duomo di Ibla, la grandiosa basilica di San Giorgio che può essere considerata una sorta di "summa" dell'architettura religiosa della fine del Settecento in Sicilia: in cima a una lunga scalinata, mostra la sua imponente facciata-torre articolata in tre ordini scanditi da cornicioni, così bella da aver indotto quasi a ricopiarla nella ricostruzio­ne di una vicina chiesa, quella di San Giuseppe, realizzata forse dalla scuola dello stesso Gagliardi.

E con quel gusto dell'esagerato tutto siciliano ecco che nell'Ottocento la basilica venne completata con un cupolone neoclassico, una sorta d'enorme lanterna a illuminare la città vecchia, e cinta da un'inferriata in ferro battuto lieve come i merletti dello "sfilato siciliano" ancor oggi lavorato dalle donne di Ibla. In questa piazza così teatrale non potevano mancare quelle "macchinazioni architet-toniche" di cui parlava Bufalino, come il delizioso arco fiorito del palazzo Arezzo. È dalle palme della spianata del duomo che conviene partire alla scoperta dei "ru­scelli di scalè" di questa città arroccata a cinquecento metri d'altezza sulla "ciana" - la piana - del fiume Irminio e disegnata in gran fretta e a mano libera come quasi tutte quelle rinate dopo il terribile terremoto che nel 1693 rase al suolo la Sicilia orientale.

RAGUSA IBLA GALLERY / Facciata S. Giorgio

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